Rifiuti, paradosso Scala Coeli in Consiglio Regionale
Gallo: Discariche di servizio per superare l'emergenza
Reggio Calabria – Emergenza
rifiuti, la crisi attuale è conseguenza diretta dalla mancata
programmazione di questi anni. Per decenni è stata preferita la logica
del "mettere sotto il tappeto". Le responsabilità, tuttavia, non sono
soltanto attribuibili all'ormai evidente fallimento del sistema
commissariale. Anche a livello locale, nelle province e nei comuni, è
prevalsa, spesso, disattenzione e disinteresse. Il metodo dello "scarica
barile" ha fatto il paio con l'intrecciarsi di interessi criminali su
questo settore divenuto, purtroppo, un business per l'anti-stato. Sono
stati notoriamente spesi male i soldi per la differenziata, soprattutto i
fondi comunitari. Oggi, però, dobbiamo costruire una fase post
commissariale. E la Regione Calabria deve assumersi la responsabilità di
governare l'emergenza ed il nuovo e virtuoso sistema dei rifiuti dei
prossimi anni. Senza indugi né stalli o indecisioni anche per ciò che
concerne la realizzazione di discariche a servizio degli impianti per
guadagnare 3-4 anni al massimo fino al secondo passaggio, con il
consolidamento della differenziata su scala regionale. In questa cornice
non si capisce perché vi siano discariche realizzate ed autorizzate ma
non aperte mentre i rifiuti invadono le nostre città, come il caso della
discarica realizzata attraverso un investimento privato, nel territorio
di Scala Coeli nel basso ionio cosentino.
È, in estrema sintesi, quanto ha dichiarato l'On. Gianluca GALLO Presidente della quarta commissione regionale “Assetto e utilizzazione del territorio, protezione dell'ambiente”
nella relazione sull'emergenza rifiuti, nell'ultima seduta del
consiglio regionale tenutasi lo scorso venerdì 11 gennaio a Palazzo
Campanella.
Si allega testo integrale intervento in aula, disponibile anche sul sito ufficiale del consiglio regionale.
(http://www.consiglioregionale.calabria.it/hp4/contenuti/resoconti/corn_resoconti_viii.asp?Pagina=Integrale&Fileint=IND9_57_11012013.htm&File=IX_9_57_11012013.htm&Numero=57&Esiste=0)
DAL RESOCONTO INTEGRALE
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, credo che la disamina dell’assessore
Pugliano sia stata puntuale e precisa, un’analisi approfondita; d’altro
canto da oltre due anni e mezzo si occupa del settore. Ci ha detto che
sono stati pochi i risultati sulla raccolta differenziata, che è stato
incompleto il sistema tecnologico del trattamento dei rifiuti e ci ha
detto che è stato notevole l’impatto ambientale per il trasferimento dei
rifiuti perché non si è pensato alla prossimità degli impianti di
trattamento dei rifiuti stessi ed alla fine la conseguenza è questa.
Ci ha
anche detto che 16 anni di commissariamento non sono stati assolutamente
utili ma che le responsabilità non sono state soltanto dei commissari
che si sono avvicendati non con una funzione politica di programmazione
reale, ma con una funzione da burocrati, quasi con disinteresse verso i
reali problemi del territorio e con la conseguenza che spesso – sono
stato sindaco per tanti anni – il concetto di gestione dei rifiuti era
quello della cenere sotto il tappeto.
Il mio
comune aveva una gestione un po’ “Trapattoniana” del sistema dei
rifiuti, lo dico spesso; aveva realizzato una discarica per il
trattamento dei rifiuti ed ora – ma anche allora – nel corso degli anni
le varie buche della discarica erano oggetto di attenzione quando c’era
emergenza, c’era un vero e proprio assalto perché altrove, soprattutto
nella nostra provincia, non c’era autosufficienza territoriale così come
nella provincia di Vibo Valentia.
Ma le
responsabilità, dice bene l’assessore Pugliano, non sono responsabilità
da ascrivere esclusivamente ai vari commissari che si sono succeduti
perché anche da parte di chi ha potuto programmare a livello maggiore –
mi riferisco alle province – o da parte degli enti territoriali c’è
stata grande disattenzione e grande disinteresse.
Questi
sistemi, ci diceva l’assessore, sono sistemi che devono necessariamente
partire dall’ambito comunale e autofinanziarsi. Si paga la Tarsu, i
cittadini pagano la tassa sui rifiuti solidi urbani e c’è un monte
finanziario della Tarsu, il cui ruolo ammonta ad una certa cifra e
quella cifra, secondo i dettami della finanza pubblica riguardanti gli
enti locali, devono rendere autosufficiente l’ente; così a cascata, per
quanto riguarda il sistema generale dei rifiuti, anche l’ufficio del
commissario diventa creditore della tariffa regionale sui rifiuti che
spesso i comuni non hanno onorato.
Ed è
questa la storia della nostra regione, una storia di disattenzioni,
forse di classi dirigenti un po’ particolari. Si è giocato spesso allo
scarica barile, ci diceva l’assessore, ed oggi, probabilmente, ci devono
essere sensibilità diverse perché è chiaro che il sistema della cenere
sotto il tappeto non funzioni più ed è anche chiaro che una regione che
si dichiara a vocazione turistica non può permettersi il lusso, durante
l’anno, soprattutto d’estate - perché noi adesso stiamo avendo una crisi
durante l’inverno e questo significa che il sistema è arrivato al
collasso – di avere centinaia di tonnellate di rifiuti non ricoverate
nelle discariche ma per le strade con un impatto negativissimo dal punto
di vista dell’immagine per una regione che tenta, disperatamente, di
crescere dal punto di vista turistico che, credo, sia l’unico futuro
pensabile per i propri figli.
Le
immagini delle cronache che i mezzi di informazione offrono della nostra
regione tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 rappresentano strade
invase dai rifiuti, di cassonetti rovesciati e dati alle fiamme. Scene
che noi pensavamo potessero riguardare soltanto altre regioni come la
Campania o altre che hanno subito questa crisi negli anni precedenti, di
discariche presidiate da agricoltori come nel mio territorio o in più
cittadine, in segno di protesta contro l’invasione del proprio
territorio da parte di rifiuti altrui.
Nasconderselo
sarebbe inutile: 16 anni di commissariamento del settore dei rifiuti
non sono riusciti ad andare oltre la gestione dell’ordinario. In alcuni
casi e periodi di stentata e precaria gestione, non riuscendo a cogliere
l’obiettivo per il quale il commissariamento era stato decretato e
prorogato nel corso degli anni si è deciso di affidare ai tecnici dotati
di poteri straordinari le deleghe sottratte alla politica, in quel
periodo, in quella fase e per tutti quegli anni, ritenuta incapace di
svolgere il suo ruolo di programmazione.
I
risultati – ce lo diceva l’assessore – sono quelli che ci ha raccontato
con uno spaccato preciso della situazione attuale. Non hanno bisogno di
particolari commenti o spiegazioni anche se, e lo diceva sommessamente
ma anche con decisione, è da riconoscere che le cause dello sfacelo non
sono solo di natura esterna ma anche di natura politica e risiedono
nella disattenzione, nella mala gestio, nell’attenzione verso il
business e verso il coinvolgimento di settori che nella nostra Regione
non fanno parte del sistema dello Stato ma dell’anti-Stato, come è
avvenuto in altre Regioni.
Il
giudizio più sintetico ed al tempo stesso più incisivo ed efficace lo
aveva offerto un anno e mezzo fa la Commissione parlamentare di
inchiesta sul ciclo dei rifiuti che nella sua relazione conclusiva con
riferimento alla gestione commissariale in Calabria parlava testualmente
“di fallimento di una esperienza che, invece, di produrre scelte rapide
e definitive introduce conflitti istituzionali devastanti ed
incomprensibili”. Sotto altro aspetto come ha sancito anche la Corte dei
Conti “l’emergenza nello smaltimento dei rifiuti ha perso gli originali
caratteri della precarietà ed eccezionalità e si è venuta configurando
come una complessa e duratura organizzazione extra ordinem che si è
affiancata a quella ordinaria paralizzandone, spesso, l’operatività”.
In una
regione come la nostra, pare con poco meno di 2 milioni di abitanti
secondo l’ultimo censimento, che produce annualmente meno di un milione
di tonnellate di rifiuti solidi urbani e dove tra il 1998 e il 2011 –
sempre secondo la Commissione parlamentare - nel settore dei rifiuti è
stato speso 1 miliardo di euro ed oggi, credo che le casse del
commissario siano completamente a secco se è vero, come è vero, che i
comuni sede di discariche avanzano dall’ufficio del commissario
centinaia di milioni di euro.
Lasciai
il mio comune, dopo l’incarico di sindaco, con un credito di 1 milione
di euro con l’ufficio del commissario. Si sono registrate nel tempo il
flop delle società miste e questo perché è mancata la cultura anche da
parte dei comuni nella costruzione dei percorsi virtuosi per le società
miste per le quali la scelta dei contraenti, dei partner privati da
parte dell’ufficio del commissario ha fatto sì che spesso ci fossero
patti leonini a danno degli enti locali.
Ancora
sul mancato decollo della raccolta differenziata – ce lo diceva bene
l’assessore – si è investito anche impiegando risorse europee ma
probabilmente si è investito male e probabilmente non su una
programmazione di proiezione ma su una spesa che potesse essere soltanto
accelerata non dando qualità alla stessa. Un esempio: il caso Veolià,
vale a dire il caso del termovalorizzatore raddoppiato su Gioia Tauro
con un contenzioso che costerà decine e decine di milioni di euro alla
nostra Regione. E ancora, come dicevo prima, le immancabili interferenze
criminali e molto altro ancora.
Dai
dati disponibili si rinviene che il 34 per cento dei rifiuti raccolti
vengono inviati direttamente in discarica mentre un altro 54 per cento
trattati ai vari impianti di selezione del secco-umido e del secco
umido.
Emerge,
altresì, una forte carenza impiantistico/gestionale - ce lo diceva
l’assessore – degli impianti di selezione per le due province di Cosenza
e Vibo Valentia che non hanno impianti i quali, per un verso,
effettuando solo un trattamento preliminare – e mi riferisco agli
impianti – riconsegnano in discarica; è una gestione assolutamente
anacronistica perché le direttive della Comunità europea non prevedono
questo, riconsegnano in discarica circa il 40 per cento del rifiuto
contro un dato nazionale che vede, comunque, sottoposto a sanzione il
nostro Paese che è intorno al 23-24 per cento.
Quindi,
già un dato nazionale che fa sì che il nostro Paese sia sanzionato, con
una regione Calabria che, addirittura, è al 40 per cento di rifiuto
trattato e mandato in discarica come rifiuto indifferenziato e, per
altro verso, producono bassi quantitativi di Cdr da destinare
all’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro, tanto è vero che il
raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro prevedrebbe, stando così
le cose, che la Calabria acquisti rifiuti da altre Regioni per il
mantenimento in funzione del termovalorizzatore.
Insomma,
l’emergenza è rimasta e probabilmente ha acquisito una consistenza ed
una solidità che la rendono difficile oggi da aggredire e da ricondurre
alla normalità perché, caro assessore, fra un mese i cittadini avranno
dimenticato 16 anni di commissariamento.
Allora,
noi dobbiamo in questo momento in cui vige l’antipolitica - alla gente
piacciono i ragionamenti di pancia - creare uno stacco fra il momento
nel quale il commissario riconsegna a noi la Calabria in queste
condizioni e ciò che da questo momento in poi l’assessore Pugliano, il
presidente Scopelliti, la Giunta regionale, il Consiglio regionale, la
Commissione ambiente cominceranno a programmare per una fase diversa per
la quale, comunque, saranno necessari mesi e mesi se non, addirittura,
più di un anno per ricondurre la situazione ad un minimo di normalità.
Dicevo,
di fronte a questo quadro ed alle legittime proteste che si levano da
ogni angolo della regione, che quella odierna sia una occasione per
soffermarsi sull’analisi delle responsabilità che pure non mancano e che
pure va ribadito hanno, a mio avviso, nature politiche e non solo
tecniche che vanno accertate, se non altro per evitare in futuro il
ripetersi degli errori di ieri.
Oggi il
bisogno è quello di superare un presente triste che induce la politica a
farsi carico del dovere di offrire una risposta seria, concreta,
credibile ed immediata ai problemi che si celano dietro gli echi di
cronaca.
I
calabresi ci chiedono di far luce su eventuali disservizi e cattive
gestioni ma ci domandano soprattutto di fornire una soluzione ai
problemi quotidiani, dell’immediato, all’immondizia per le strade
ponendoci anche degli interrogativi. Capire, ad esempio, perché in
questa regione ci sono discariche realizzate per le quali non è stato
dato mandato per l’apertura dall’ufficio del commissario e continuiamo,
per esempio, a tenere l’immondizia per le strade.
Credo
che proprio questo senso di responsabilità al quale ci richiamiamo,
quindi la necessità di fornire i problemi quotidiani, debba dare
necessità di una accelerazione come politica rispetto alla soluzione di
questi problemi.
Ad
esempio, nel mio territorio quello del Basso Ionio, assessore, privati
hanno investito per realizzare una discarica in quel di Scala Coeli. Ci
sono problematiche di carattere generale o di carattere particolare e,
però, l’altro giorno i sindaci di quell’area sono andati per le strade
ad occupare la Strada Statale 106. Qualcuno di quei sindaci qualche mese
fa si era schierato apertamente contro la realizzazione e la messa in
esercizio di quella discarica.
Ecco,
credo che a questo punto serva senso di responsabilità e che su questi
argomenti, su queste problematiche si cominci a discutere a viso aperto e
si cominci, soprattutto, ad avere una sensibilità diversa.
Avere
la spazzatura per le strade crea problemi alla salute e danni
all’ambiente; i rifiuti avvelenano l’esistenza di uomini e donne in
senso letterale ma anche metaforicamente in quanto fattori di tensione
sociale e - aggiungo facendo riferimento alla nostra vocazione come
regione – di mancato sviluppo in un momento in cui, invece, dovremmo
puntare allo sviluppo.
Il
sistema attuale di gestione dei rifiuti pur se distribuito su diversi
livelli di governo e prevedendo rilevanti competenze a livello statale,
però, attribuisce, a partire da questo momento, importanti compiti di
pianificazione e gestione a livello regionale e locale.
Nessuno
può tirarsi indietro. Le Regioni, infatti, sentite le province ed i
comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d’ambito
predispongono i piani regionali di gestione dei rifiuti ove devono
essere previste misure tese alla riduzione delle quantità, dei volumi e
della pericolosità dei rifiuti stessi.
Spetta
alla Regione il compito di disciplinare il controllo anche in forma
sostitutiva delle operazioni di gestione dei rifiuti, della funzionalità
dei relativi impianti e del rispetto dei limiti e delle prescrizioni
previste dalle relative autorizzazioni.
Non vi
sembri fuori luogo, onorevoli colleghi, il mio invito oggi in
quest’Aula, senza distinzione di colori di appartenenza; verrà fuori dal
dibattito questo, ma col senso di responsabilità che deve essere
proprio di una classe che si definisce dirigente e che ha il dovere di
mandare un segnale forte all’intera regione. Abbiamo sulle spalle il
dovere di individuare le strade capaci di condurre a soluzioni valide ed
a prospettive future e altrettanto convincenti. Non soluzioni marziane
ma pratiche e concrete che in questa fase ci consentano di superare
l’emergenza, di non aver l’immondizia per le strade, ci consentano,
parlando con i sindaci, di realizzare qualche discarica di servizio in
giro per la regione, di prossimità rispetto ai territori e ci
consentano, soprattutto, di guadagnare quei tre-quattro anni di tempo
necessari per il secondo passaggio: l’implementazione della raccolta
differenziata e la realizzazione di impianti tecnologici, che non si
realizzano in un battibaleno, necessari, poi, per passare ad una
gestione virtuosa, diversa e rinnovata del sistema dei rifiuti.
La
storia, se così si può definire, la piccola storia di questa regione ed i
nostri cittadini conterranei non ci assolveranno se verremo meno a
questo impegno morale ancora prima che politico-istituzionale.
Anche
per questo motivo, egregio assessore, egregio Presidente, nella mia
veste di Presidente della quarta Commissione consiliare, la Commissione
ambiente che fra le sue competenze ha la tutela dell’ambiente, chiedo
espressamente ai colleghi ed in primis al Presidente dell’Assemblea di
avviare proprio in Commissione, di concerto col dipartimento e con
l’assessore Pugliano – fianco a fianco con l’assessore Pugliano –,
contestualmente a tutte le altre misure ed iniziative che si vorranno
intraprendere, un percorso di approfondimento che porti, nel giro di
qualche settimana, ad una ricognizione, così come ci diceva l’assessore,
sull’esatto stato del sistema dei rifiuti in Calabria e con l’impegno
di concludere i lavori presto, individuando percorsi virtuosi attraverso
il coinvolgimento dei territori che ci portino a determinare le
soluzioni che per 16 anni non sono state individuate.
Ciò con
l’obiettivo di non perdere un minuto in più, di preparare il terreno
alla programmazione che la Regione Calabria dovrà predisporre per far
proprie e consentire finalmente, una volta per tutte e per davvero, il
superamento di questa fase emergenziale.
Su
questo dobbiamo misurarci e saremo valutati. Spero, ma di questo ne sono
certo avendo ascoltato anche l’assessore, che non risparmieremo
energie, che riusciremo nel giro di poco tempo a far ciò che è stato
fatto per qualche lustro, cercando, da uomini responsabili che sono
espressione dei cittadini di questa regione, di individuare quel minimo
di soluzioni che i cittadini ci richiedono e per i quali, ripeto, non
bisogna pensare a soluzioni che provengano da altri mondi ma soluzioni
molto pratiche che vedano soprattutto gli enti pubblici, le parti
pubbliche impegnate a tentare di sottrarre la gestione di questo sistema
all’antistato, alla criminalità organizzata che molto spesso anche in
questa Regione si è occupata di questioni per le quali non avremmo
dovuto lasciar campo libero e per le quali, purtroppo, si è fatto
business. Grazie.
On. Gianluca GALLO – PRESIDENTE IV COMMISSIONE AMBIENTE
Rifiuti, paradosso Scala Coeli in Consiglio Regionale
Reviewed by Redazione R. e D.
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