Cariati: IPSIA, Giovanni Falcone ricordato in un lavoro teatrale
Lo
spettacolo, allestito in occasione del 21^ anniversario della morte del giudice
Giovanni Falcone e la sua scorta, inizia con il prologo del regista Rocco
Taliano Grasso e con l’osservanza di un minuto di silenzio in onore di Fabiana
Luzzi, la ragazza di Corigliano appena sedicenne, barbaramente assassinata dal
suo fidanzato, anch’egli minorenne. Il lavoro teatrale è entrato nel vivo con
l’ingresso delle protagoniste, Erica Malara e Giada Vulcano, nelle vesti di
Antigone e Rita Adria. Gli
altri personaggi: Ismene, Creonte, Corifeo, Guardia 1, Guardia, 2, Cittadino,
Emone, Tiresia, Nunzia ed Euridice, sono stati interpretati, rispettivamente
da: Tiziana Morelli, Leonardo Russo, Gesualdo Grillo, Giovanbattista Mussuto,
Umberto Sero, Aldo Manzo, Amedeo Lappanese, Claudia Covello, Cristina Straface
e Christine Britti. Impeccabile
la regia ed i costumi curati dal prof. Rocco Taliano Grasso e dalla prof. Raffaella Affabile. Stupenda la voce della cantante Anna
Ida Cicciù che si è esibita durante la pausa della rappresentazione. Lo spettacolo è stato
arricchito dalle danze del gruppo di ballo, diretto dalla Maestra Sina
Scigliano, composto dalle alunne: Nunzia e Donatella Frontera, Filomena Marino,
Filomena Fortino, Michela Varrina, Giada Vulcano, Giovanbattista Mussuto e
Christine Britti. Molto spettacolari sono stati anche gli effetti di luce,
suoni e video, curati dagli alunni: Michele Ciccopiedi, Pasquale Flotta,
Cataldo Pirillo e Rocco Aiello, sotto la direzione tecnica del prof. Antonio
Trento. Altrettanto brave sono state le alunne Santina Preziosi e Carmela
Nigro, nel presentare il lavoro teatrale. Lo spettacolo è terminato tra
l’entusiasmo del pubblico e quello del Dirigente Scolastico, Prof. Gerardo
Aiello, che si è complimentato per il lavoro eccellente svolto dal team organizzativo
e, in particolare, “con gli alunni che non hanno avuto paura di mettersi in
gioco, in questo lavoro teatrale, così attuale, moderno e contingente con i
fatti di oggi”. Stiamo raccontando del dramma teatrale, "SOLO UNA ROSA", messo in
piedi dagli allievi dell’Istituto Professionale di Cariati, nel Teatro Comunale.
Si tratta di un lavoro inedito in due atti, rivisitando l’Antigone di Sofocle e
il Diario di Rita Atria, l’adolescente siciliana ribelle alla mafia. La storia dell’opera riferisce di una giovane
ragazza, Antigone che, nata dal matrimonio incestuoso di Edipo e Giocasta, dopo
la morte dei genitori, vive a Tebe, governata da Creonte, fratello della madre.
Quando la giovane greca decide di violare il divieto del re, di dare sepoltura
al corpo del fratello Polinice, morto dando l'assalto alla città e difesa
dall'altro fratello Eteocle, viene scoperta ed affronta lo zio-re, sostenendo
che esiste una legge superiore "non scritta", quella degli Dei,
custodita tuttavia nel cuore e nella coscienza degli uomini, per la quale è
disposta anche ad affrontare la morte. Il punto di forza del ragionamento di
Antigone si fonda, appunto, nel sostenere che un decreto umano non può non
rispettare una legge divina. Al contrario, il divieto del monarca è
l'espressione di una volontà tirannica, basata sul principio della legge
sovrana; egli, infatti, osa porre tali leggi al di sopra dell'umano e del
divino. Creonte, però, da una parte è sconvolto dal fatto che la colpevole sia
sua nipote, promessa sposa di suo figlio Emone, dall'altra che lei affermi di
essere fedele a un sistema di leggi diverse da quelle dettate dal potere. La
vicenda antica di Antigone s'intreccia, sulla scena, con quella moderna di Rita
Atria, adolescente siciliana, appartenente a una famiglia mafiosa di Partanna.
Rita, dopo che la mafia uccide il padre e il fratello, decide di denunciare il
potere mafioso e i politici compromessi, rischiando la propria vita, come
Antigone. Diventa collaboratrice di giustizia del giudice Paolo Borsellino che,
temendo per la sua vita, la sottopone a un programma di protezione, mandandola
lontano dalla Sicilia. Ma la mafia uccide prima il giudice Falcone, poi
Borsellino e le loro scorte e Rita si sente sola, abbandonata, rinnegata anche
dalla madre, dai suoi cari, tranne che dalla cognata Piera, anche lei
collaboratrice di giustizia. Rita scrive un diario, in cui racconta la sua
storia, rabbia, sogni, paure e speranze: "Forse un mondo onesto non
esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a
cambiare, forse ce la faremo".
Ignazio Russo
Cariati: IPSIA, Giovanni Falcone ricordato in un lavoro teatrale
Reviewed by Redazione R. e D.
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